BREXIT... ED ORA COSA SUCCEDE?

La Brexit potrebbe essere uno shock positivo se si avesse a che fare con una classe dirigente europea in grado di reagire con determinazione e la giusta velocità.

Una classe dirigente in grado di capire anche cosa può aver portato i cittadini europei ad essere per così dire ostili all'Unione Europea.

Purtroppo al momento si registra l'ennesima impasse dei 27 paesi rimasti. La solita divisione. Divisione evidente anche nella nuova troika Fra-Ger-Ita... Con la Germania che rimane su posizioni troppo rigide.

A mio modesto avviso bisogna partire da un fatto: il liberismo monetarista è in profonda crisi. La globalizzazione pure.

La paura degli over 50 di perdere anche il relativo benessere ed i diritti acquisiti, con una modernità coincidente con il liberismo capitalista e le c.d. banche intoccabili, ha fatto prevalere in GB l'uscita dalla Ue.

Questo è avvenuto a prescindere. È avvenuto d'istinto.

Istinti anti rigore presenti anche in numerose altre elezioni post parlamento europeo, ossia post 2014.
In alcuni casi la protesta si sposta verso nuove forme di sinistra come in Spagna ed inizialmente in Grecia. Verso una sinistra tradizionale come in Portogallo. Oppure verso la destra nazionalista in Francia ed Austria. Verso un movimento in Italia, svincolato da dx e sx, guidato da un non politico. Unica cosa in comune la lotta allo status quo rigorista.

Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione che sposta il malessere verso forme totalmente diverse e poco paragonabili tra loro. Una situazione per certi versi paradossale.

Lo sfogo dei cittadini contro le politiche Ue prende strade tra loro contrapposte.

Tutti sono contro il rigore. Solo che non tutti gli euroscettici sono anti liberisti. Questo rende il tutto una contraddizione. La gente stanca del rigore vota contro l'Europa liberista, con l'appoggio di una parte di euroscettici liberisti, in Gran Bretagna in modo particolare. Situazione simile avviene nei paesi dell'est.

Con un grande assente. Il partito socialista europeo.
Tale partito che dovrebbe come minimo perseguire delle politiche almeno social-liberali... Tace. Con l'eccezione del Portogallo. Tace quando in realtà dovrebbe essere la forza del cambiamento, in quanto oggi le sue critiche storiche trovano riscontro nella crisi del modello di capitalismo liberista. I socialisti francesi stanno sbagliando tutto. Una legge sul lavoro che è uguale a come la farebbero i moderati centristi non sarà certo la soluzione e spingerà persone di sinistra al non voto oppure a tapparsi il naso ed a votare la destra nazionalista alle prossime politiche.

Cosa fare quindi? Sette cose.
1) riscoprire i valori originari dell'Europa partendo dal manifesto di Ventotene.
2) la dirigenza europea deve essere più veloce nelle decisioni tenendo altresì lontano i gruppi di pressione.
3) formare gli Stati Uniti d'Europa.
4) buttare fuori i paesi euroscettici.  Se non credono nel progetto europeo meglio che escano.
5) il partito socialista europeo faccia il partito socialista europeo.
6) prendere atto che il liberismo monetarista ha fallito.
7) il parlamento europeo abbia un ruolo politico maggiore e la commissione europea smetta di essere un organo burocratico e diventi politico.

Tutto ciò sarà possibile? Forse... Basta volerlo e sopratutto crederci.

Commenti